L. Tissot u.a.: Dévoiler l’ailleurs

Cover
Titel
Dévoiler l'ailleurs. Correspondances, carnets et journaux intimes de voyages


Herausgeber
Laurent Tissot, Patrick Vincent, Jacques Ramseyer
Erschienen
Neuchâtel 2020: Éditions Alphil
Anzahl Seiten
259
von
Miriam Nicoli

Come e dove si viaggiava nel passato? Come era vissuta, descritta e illustrata l’esperienza del viaggio? Può un resoconto di viaggio essere uno specchio del sé e nel contempo una porta aperta sull’altro e l’altrove? Quali sono i legami tra letteratura di viaggio e scrittura ordinaria?

Il volume collettaneo curato da Laurent Tissot, professore emerito, Patrick Vincent, professore all’Università di Neuchâtel, e Jacques Ramseyer, conservatore degli Archives de la vie ordinaire di Neuchâtel, esplora questi e altri temi in un’ottica interdisciplinare attraverso l’analisi monografica di egoscritture redatte da scienziati, missionari, turisti, artisti e adolescenti che hanno visitato e percepito con gli occhi del loro tempo e del loro stato sociale Europa, Americhe, Africa e India.

I curatori hanno saputo riunire autori e autrici di diverse discipline (storia, storia dell’arte e della letteratura) e ambiti professionali (archivi, biblioteche, musei, teatro e cinema) i cui articoli ci conducono in un viaggio non solo intorno al globo, ma anche nel tempo. Il volume abbraccia infatti uno arco cronologico che spazia dal XVIII sino al XXI. Viaggiare è un’esperienza totale e le impressioni lasciateci dai diari e dai taccuini presentati lo testimoniano: vedere, sentire, toccare, incontrare. Scoprire soprattutto e entrare in contatto con l’alterità per poi restituirla ad un futuro lettore. Nei testi analizzati il viaggio si delinea poi sia come un’esperienza personale sia come un’esperienza collettiva (durante e dopo); un’avventura da vivere sul momento, da imbrigliare nei ricordi e da riattivare, tramite la lettura, una volta rientrati a casa.

Ed è proprio il complesso e non lineare legame tra autore e lettore a fare da trait d’union tra gli articoli. Per chi si scrive? A che scopo? Lo stesso si può affermare a proposito del vocabolario condiviso: quello della scoperta, dello stupore, della meraviglia e delle emozioni (anche negative) che spingono ad impugnare la penna o a catturare un’immagine (disegno, fotografia). L’illustrazione è infatti un aspetto importante nell’economia del volume.

I curatori hanno strutturato il percorso di lettura in quattro capitoli e una conclusione che tale di fatto non è: Sous l’oeil du savant; Du coeur du voyage au coeur du récit; Par le texte et par l’image; Souvenirs de vacances; En guise de conclusion. Lo scopo è quello di tematizzare diverse esperienze di viaggio e mostrarne l’evoluzione nel tempo (si pensi soltanto al progresso dei mezzi di trasporto, alla velocità e al suo impatto sul viaggiatore e sul paesaggio). La struttura del libro è dunque tematica e non cronologica, una scelta pertinente e stimolante, che aiuta a riflettere sul tipo di informazione (percezione di sé, dell’altro e dello spazio) veicolata dai diari e resoconti di viaggio.

I tre articoli che formano il primo capitolo sono un invito a viaggiare insieme a illustri naturalisti e scienziati. Nathalie Vuillemin ci porta in Perù con il medico e naturalista Joseph de Jussieu. Di un soggiorno durato oltre trent’anni (1736–1771) non rimane però quasi alcuna traccia. I documenti inviati in Europa sono poveri di descrizioni. E sono proprio i silenzi a interessare Vuillemin che indaga, tra pubblico e privato, i meccanismi della comunicazione famigliare e scientifica nel XVIII secolo.

Dalle Ande alle Alpi. L’articolo di Thierry Malvesy si sofferma sull’esperienza di viaggio del geologo francese Charles Louis Contejean (1824–1907) autore di numerosi resoconti di cui solo una parte è stata data alle stampe. Inedito è il diario del viaggio in Svizzera e Italia del 1860 sui cui si sofferma Malvesy presentandone generosi estratti (testo e disegni). Emerge come la scrittura di Contejan sia influenzata dalla formazione scientifica: osservare, comprendere, illustrare e dare spiegazioni logiche, anche alle relazioni umane.

Marcel S. Jacquat ci conduce poi nell’Angola del XX secolo attraverso lo studio del voluminoso diario (1200 pagine) di Marcel Borle redatto tra il 1928 e il 1929 nell’ambito del lavoro di cineasta svolto in seno alla Missione scientifica svizzera. I lunghi estratti riprodotti illustrano le diverse attitudini degli europei nei confronti della popolazione locale. Studente in musicologia a Parigi, nelle sue annotazioni Borle dà ampio spazio alla musica. I suoni si intrecciano alle parole e alle immagini.

Il turismo è al centro della seconda sezione del libro che si apre con il classico Grand Tour: esperienza di viaggio imprescindibile per numerosi giovani delle classi agiate del Settecento e dell’Ottocento. Patrick Vincent racconta il Grand Tour – e in particolare il soggiorno in Svizzera – con gli occhi di una giovane ragazza inglese di 19 anni, Augusta Harvey (1798–1880). Paragonando il testo con altri 6 diari scritti da giovani adulti britannici tra il 1791 e il 1854, Vincent si interroga sulle modalità e gli scopi della scrittura: piacere o ingiunzione?

La Svizzera è ancora una volta protagonista nell’articolo di Fiona Fleischner. La storica riflette sulle interferenze tra letteratura di viaggio, guide e scrittura privata analizzando numerosi testi manoscritti del XVIII et XIX secolo conservati negli archivi romandi.

Con il Souvenir di Fritz de Perregaux (1857), membro dell’élite neocastellana, Nicolas Liénert ci fa scoprire la Sicilia. Il Souvenir è una revisione delle note e delle lettere inviate ai suoi cari. Il testo è redatto per un lettore intimo, legato alla sfera famigliare e illustra i luoghi, le condizioni materiali e i divertimenti di un membro dell’aristocrazia. Lo sguardo del giovane Fritz, sia nel testo che nei numerosi schizzi da lui elaborati, è orientato dalle guide di viaggio e dalla letteratura romantica del periodo.

Jean-Blaise Junod e Philippe Vuilleumier aprono la terza sezione del libro narrando la loro esperienza: un viaggio particolare che inizia con il ritrovamento di sette diari non firmati e riccamente illustrati nell’archivio della famiglia Vuilleumier (1864–1865), continua con indagini meticolose per scoprire da dove vengano tali documenti e si conclude con un documentario realizzato da Junod, tra Roma e Luxor, sulle tracce dei misteriosi autori e illustratori.

Dagli schizzi alle foto. Dalle piramidi alle cime dell’Himalaya. Jöel Jornod esplora attraverso lo studio di un eccezionale fondo documentario il legame immagine-testo nei diari della spedizione sul K2 fatta nel 1902 dallo svizzero Jules Jacot-Guillarmod. Diarista meticoloso e fotografo compulsivo, come lo definisce l’autore, nel suo scrivere sovrappone due bisogni: conservare la memoria di un’impresa personale fuori dagli schemi e preparare il materiale per trarre da questa esperienza fama e profitto economico: articoli di giornale, conferenze, proiezioni, libri.

Il paesaggio nordico è al centro della ricerca di Sarah Besson-Coppotelli attorno al pittore jurassiano Édouard Jeanmaire, che nel 1912 si reca in Norvegia e nello Spitzberg, territori che solo allora cominciavano ad aprirsi al turismo di massa. Un racconto in immagini, a cavallo tra modernismo e tradizione, in un periodo di transizione durante il quale la fotografia era orami diventata un’acerrima concorrente dell’illustrazione.

E di corsa verso il mediterraneo e verso l’ultima sezione del libro, con l’automobile e la spensieratezza di una vacanza tra amici che nel 1936 scoprono la Riviera e la Costa azzurra. Di questa vacanza il giovane Pierre Bickel terrà un diario in cui ampio spazio è dato ai gusti e ai profumi del Sud che vanno ad accompagnare la scoperta di un paesaggio sublime e il piacere di un’esperienza di gioventù ludica e liberatrice.

E poi fino a New York a bordo del lussuoso paquebot Normadie: Jacques Ramseyer ci presenta Marie-Caroline Bourquin Jaccard e il suo taccuino di un viaggio sull’Oceano in compagnia del marito, vissuto tra meraviglia e svaghi di lusso in un’atmosfera particolare. Siamo infatti nell’estate del 1939. A partire dal 18 settembre 1939 il mondo non sarà più lo stesso.

Sempre gli Stati Uniti, ma dopo la Guerra. Questo è lo scenario dell’esperienza fatta nel 1961 da Jeanne e Aldo Martignoni-Donzé, commercianti neocastellani. Durante il loro soggiorno di tre mesi negli USA scoprono uno stile di vita diverso e un’altra gestione del settore agroalimentare. Sylvie Béguelin et Gérard Donzé analizzano le numerose lettere inviate da Jeanne ai figli che tematizzano l’incontro con la modernità e il nascere della società dei consumi. Un benessere materiale che certo aiuta nel quotidiano (la lavatrice e il forno programmabile!) però, si interroga Jeanne, non rende per forza più felici le donne americane.

La conclusione è scritta da Benôit Vivien, un artista di strada che tra il 2013 e il 2014 attraversa l’America del Sud con la moglie e la figlia di 5 anni per incontrare e portare gioia ai bambini tramite la sua arte. In una serie di lettere all’attenzione dei sostenitori del progetto umanitario Vivien narra la sua esperienza. Il suo contributo critica il «pullulare» su internet dei blog di viaggio che vanno a svilire l’arte del racconto e l’avventura.

Il libro, di per sé un invito a viaggiare grazie alle numerose immagini e ai lunghi estratti di fonti, si rivolge ad un largo pubblico e si legge con piacere. Ha il merito di mostrare alle istituzioni, e purtroppo è ancora necessario, l’importanza degli archivi privati e delle egoscritture: un patrimonio inestimabile che va conservato e reso fruibile ai ricercatori e alle ricercatrici.

Zitierweise:
Nicoli, Miriam: Rezension zu: Tissot, Laurent; Vincent, Patrick; Ramseyer, Jacques (a cura di): Dévoiler l’ailleurs. Correspondances, carnets et journaux intimes de voyages, Neuchâtel 2020. Zuerst erschienen in: Schweizerische Zeitschrift für Geschichte 72 (1), 2022, S. 158-161. Online: <https://doi.org/10.24894/2296-6013.00102>.